News

Autotrasporto molti problemi derivano da impegni non rispettati

Ringrazio la deputata europea del Pd Rondinelli che ci ha fatto pervenire le motivazioni addotte dalla Commissione europea dei trasporti, in risposta ad una Sua interrogazione relativa alla situazione del Brennero. Penso, leggendo quanto trasmesso, che la tanto vituperata burocrazia italiana ne esca più che rivalutata.

E’ evidente che le tesi sostenute s!iorano il ridicolo. Ma quel che è peggio manifestano la evidente volontà a non voler affrontare, non solo il tema delle limitazioni unilaterali in atto al Brennero, ma il tema più ampio della permeabilità alpina. Per l’economia del nostro Paese l’attraversamento dei valichi è di enorme importanza in quanto impatta con la nostra competitività. Rispondere evasivamente alle forti e documentate denunce che le Camere di Commercio, attraverso Uniontrasporti, e le posizioni ferme assunte dall’attuale Governo italiano, dopo anni di sole segnalazioni, è voler ignorare la realtà o prenderci in giro.

Assicurare che la situazione è all’attenzione della Commissione, e che un gruppo di esperti si sta ponendo “il problema di migliorare la situazione “mediante misure concrete attraverso la piani!icazione preventiva e l’immunizzazione dagli effetti del clima per alleviare tali situazioni”, non può che riportarci alla mente la famosa “super cazzola” del grande Ugo Tognazzi.

Le raccomandazioni e le richieste che i ministri del passato inoltravano sul tema non hanno prodotto nulla. Anzi ancora oggi proseguono i tentativi dell’Austria di coinvolgere il nostro Esecutivo in estenuanti ed improduttive trattative. Meno male che il Governo italiano, questa volta, ha deciso di aprire una procedura di infrazione che consentirà, in caso di mancate risposte, il ricorso alla Corte di giustizia. Ma il tempo passa… Il voler inserire nella risposta alla parlamentare interrogante, che ringraziamo nuovamente, il tema dei cambiamenti climatici, proprio in questi giorni tragici per alcune regioni italiane, non può che portare ad ulteriori ri!lessioni.

Gli allagamenti subiti da popolazioni ed imprese si ripetono nel, (e da) tempo. Ma non si possono nascondere le responsabilità di chi doveva effettuare interventi necessari e non li ha realizzati. Se la splendida città di Venezia ha evitato diverse volte di essere allagata lo si deve all’opera del Mose. (eppure le contestazioni furono impetuose e veniva ritenuta uno spreco). Che in alcune zone del Paese dove si sono realizzate le vasche di contenimento o le pulizie dell’alveo dei !iumi, i danni sono stati limitati, è un fatto incontestabile.

Cosı̀ come dimenticare che era il 1966 quando Firenze subı̀ la grande esondazione del !iume Arno. In quegli anni il cambiamento climatico non fu l’argomento centrale da additare come responsabile degli eventi.

Oggi che alcune opere necessarie infatti sono state realizzate, per nostra fortuna Firenze, pur colpita dal forte mal tempo, ha evitato una ulteriore inondazione. Tutto questo per affermare come le responsabilità degli avvenimenti di questi giorni ricadano su chi doveva effettuare interventi, peraltro !inanziati, ma non realizzati.

Oggi certi personaggi dovrebbero tacere, evitare le dichiarazioni demagogiche e non incolpare il governo attuale. Il tema fondamentale è legato alle scelte del non fare. Chi è intervenuto ha tutelato il proprio territorio e la popolazione. Chi ha chiacchierato, ed oggi non si vergogna di fare solo demagogia, ha creato i presupposti per tanti avvenimenti drammatici. La stessa !iloso!ia riguarda altri temi come le infrastrutture stradali e ferroviarie, (vorrei ricordare che il collegamento ferroviario in galleria a Firenze de!inito Il vero “mostro di Firenze” fu bloccato. Le polemiche sulla autostrada del Sole tanti anni fa, le varianti di Genova, il terzo valico e la Tav, non dovrebbero farci ri!lettere?

Che dire di temi come il salario minimo, oggi invocato da chi per diversi anni ha avuto l’onere di governare il Paese ma senza mai proporre nulla? Si è preferito “cancellare la povertà, con il reddito di cittadinanza”. Oggi quelle scelte fallimentari sono decisive per determinare il de!icit che oggi pesa sui conti dello Stato e su tutti noi. Le opere non realizzate scaricano su cittadini ed imprese le conseguenze delle non scelte. Rafforzare l’interconnessione tra le varie modalità di trasporto, incrementare l’accessibilità, realizzare quelli che sono i collegamenti necessari (il ponte sullo Stretto è uno di questi), potenziare interventi per favorire la sicurezza (ora si sta procedendo a modi!iche del Codice della strada) e garantire il rispetto delle regole, sono la strada per rialzare il nostro Paese e favorire le attività imprenditoriali. Certi ragli d’asino e le ricostruzioni inaccettabili, hanno come denominatore comune la cultura del NO! Altrettanto è solo sostenere una fonte energetica, come l’unica energia pulita senza però descrivere come la stessa si generi. In natura nulla si crea. Chi nasconde, è la realtà incontrovertibile, che la fonte elettrica calcolata in modo corretto è anch’essa una fonte inquinante tace la realtà.

Questi i temi vanno valutati nella loro complessità per non incorrere in errori come quello che produsse un referendum sull’energia nucleare anni orsono e che oggi paghiamo. Fai/Conftrasporto non è, a prescindere, contro l’utilizzo della elettricità. Non è negazionista sui cambiamenti climatici, bensı̀ realista e contrasta le sempli!icazioni e le frasi fatte. Per questo sostiene la neutralità delle fonti e ritiene sia opportuno lasciare la libertà di scelta ai cittadini ed alle imprese.

Paolo Uggè